Il codice fu segnato da Francesco Melzi con la sigla F, successivamente cancellata e sostituita con una A. Il formato è di 207 x 145 mm ed è composto da cinquantacinque carte, mentre in origine ne contava sessantadue. Non si conoscono ancora con certezza i passaggi di proprietà di questo codice. Sicuramente fu di proprietà di Pompeo Leoni prima e di Galeazzo Arconati in seguito.
Il codice entrò ufficialmente nella Biblioteca Ambrosiana nel 1637, ma poi se ne perdono le tracce fino al 1750, anno in cui Galeazzo Caccia lo cedette al principe Carlo Trivulzio, come attestato da una nota dello stesso datata 3 gennaio 1784.
Nel 1935 il codice è passato, insieme all’intero fondo Trivulziano, nella Biblioteca del Castello Sforzesco di Milano.
Il Codice Trivulziano è uno dei manoscritti più antichi di Leonardo, compilato tra il 1487 e il 1490, nel momento in cui decise di dedicarsi allo studio del latino. Il manoscritto è caratterizzato da un vero e proprio lemmario di termini latini e volgari tratti da libri e repertori vari e disposti secondo un ordine casuale e non privo di ripetizioni.